Punto e a capo

Punto e a capo.
Rigo dopo rigo gli spazi diventano sempre più grandi.
La pagina, bianca, diventa un oceano senza orizzonti.
Le parole, le virgole, i punti, boe di salvataggio.
Così annaspiamo tra le sillabe sicuri del nostro carattere: a volte bold, a volte regular.
Anche se lo sappiamo che, in fondo, non è tanto cosa diciamo o pensiamo, ma come lo diciamo e lo pensiamo.
Perché cambiare foglio è un attimo, ma cambiare l’idea impressa su quel foglio è un’altra storia.
E le storie, si sa, sono scritte nei nostri cuori, più che sui libri. Le storie più belle non le abbiamo lette. Ce le hanno raccontate. Così, senza dover scorrere i nostri occhi tra le righe di una pagina, a notte fonda.
Quelle storie hanno il sangue e le lacrime al posto dell’inchiostro.
Perché vivono oltre ogni riga, oltre ogni margine.
E continuano nella storia che viviamo, adesso, e che non conosce un punto.
E a capo.

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